Situato ai confini della pianura di Oristano, Tramatza è un paese di circa 1000 abitanti della fertile piana del Campidano di Oristano da cui dista 15 km. Ha un territorio di 16,66 kmq ed è posto a 20 m sopra il livello del mare. Il terreno è di origine alluvionale, ma affiorano, a tratti, formazioni basaltiche, testimonianza dell'antica attività vulcanica del vicino Montiferru. Il toponimo deriva quasi certamente da "Tramatzu", tamerice, un arbusto molto diffuso che cresce nei terreni stagnanti della zona.
Il fiume Cispiri, che ne attraversa l'intero territorio, ha avuto un ruolo importante nella storia e nell'economia del paese, basata sull'agricoltura e pastorizia. Molto diffusa la lavorazione delle canne, conosciute in tutta l'isola per la loro resistenza, vengono oggi utilizzate come elemento divisorio tra le proprietà agricole, in agricoltura e nelle vigne come materiale di sostegno nelle rispettive colture, (in passato) per la costruzione di oggetti per la casa e giocattoli, e per realizzare il cannicciato dei tetti lignei e coppi sardi: per tale uso, la canna, veniva aperta e tagliata in sottili strisce verticali, messe nell'acqua per diventare più flessibili e quindi intrecciate da artigiani specialisti per realizzare s'orriu, il canniciato.
Nell’immediata periferia del paese, lungo il corso del fiume Cispiri, nell'oasi naturalistica tra l'omonimo rio e la sua foce, lo stagno di “Mare Foghe”, si possono osservare aironi cenerini, gallinelle d'acqua, garzette e un'interessante flora costituita da salici, alloro, giunco, iris e dalle famose canne.
Il nome del paese compare per la prima volta nel 1130 nell'atto di fondazione del monastero di Santa Maria di Bonarcado ma ha origini remote: numerosi reperti indicano la presenza di popolazioni Neolitiche (5000 a.C.) che abitavano due villaggi prenuragici individuati nella località "su Satigheddu" e "Launeddas".
Nel territorio presenti le rovine di sette nuraghi i cui ruderi hanno dato origine alla denominazione dei terreni circostanti: Nurachi Mannu, Nurachi Attus, Nurachi a Cuoros, Nurachi Zuddas, Nurachi Piciu, Piziu o Pizzibi, Nurachi Aurras, Nurachi Pelliddos di San Giovanni. Tra i meglio conservati il nuraghe Attus e il nuraghe Mannu.
Durante il medioevo Tramatza faceva parte della curatoria del "Campidano di Milis" nel regno di Arborea e ricadeva nel territorio di Tharros.
È stata Villa Giudicale e ha dato i natali al Canonico Mariano Mameli, fedele consigliere della corona arborense "cancellarium della Corte Arborense”, il quale a titolo dei grandi servigi prestati, fin dal 1282 e ripetutamente negli anni successivi, ebbe dai giudici Mariano II e da suo figlio Giovanni numerose donazioni. Suo figlio Filippo risulta essere l'esecutore materiale della Carta de Logu.
All’uscita del paese, verso il fiume Cispiri sono ancora oggi conservati i bellissimi resti di un ponte romano, tra le più rilevanti testimonianze di architettura stradale romana della Sardegna. La struttura originaria, di età romana tardo repubblicana o del primo impero, era realizzata con blocchi di arenaria, calcare e trachite e la via lastricata in basoli di basalto. Il ponte è lungo circa 206 metri con un sistema in origine di almeno 7 arcate a tutto sesto di dimensioni differenti. Durante il medioevo e l'età Spagnola al lastricato si sostituì un battuto di pietrame e terra mantenutosi fino ai nostri giorni. Nel 1826, al tempo della costruzione della Carlo Felice, gli ingegneri piemontesi procedettero ad un suo ampio restauro senza però alterarne le linee originarie. Per secoli fu crocevia della viabilità secondaria di collegamento da Cornus a Macomer per Forum Traiani e Simaxis e quindi per la parte meridionale dell'isola.
L’intero paese, con l’eccezione degli edifici religiosi e di qualche palazzotto, era originariamente costruito in ladiri, mattoni di terra e paglia essiccati al sole: ancora oggi percorrendo le vie del centro abitato si possono scorgere esempi apprezzabili di edifici con i caratteristici portoni e loggiati tipici delle case contadine.
Di gradevole pregio è la chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Maria Maddalena, Salvatore e Geminiano, consacrata nel 1388. Nella sacrestia è presente un sarcofago risalente all'epoca giudicale, caratterizzato da una serie di decorazioni a bassorilievo raffiguranti un putto alato, due angeli con le ali spiegate e degli scudi.
Nella periferia del paese, nel suo punto più alto, in prossimità del cimitero, si trova circondata da ulivi secolari la chiesa dedicata a San Giovanni Battista risalente al XVII secolo.