Alberto Ferrero della Marmora
Nella prima metà dell’800, il naturalista e cartografo Alberto La Marmora piazzò un segnale trigonometrico sulla sommità di Monte Urtigu, la cima più alta del Massiccio del Montiferru che si trova nel territorio comunale di Santu Lussurgiu. In condizioni ottimali di visibilità diurna, da questa cima poteva scorgere in linea retta l’isola dell’Asinara a ben 108 km di distanza; a 120 km invece riusciva ad avvistare la Sella del Diavolo e la Torre di San Pancrazio di Cagliari. In direzione inversa, da osservazioni notturne effettuate dalla torre di San Pancrazio, individuava addirittura una lanterna accesa appositamente sull’osservatorio della cima di Monte Urtigu.
«Questa cima si chiama Monte Urticu e siccome da lì avrei potuto scorgere molti altri miei segnali piazzati sulle differenti vette della parte centrale dell’Isola e visto che sul Monte Entu sarebbero restati invece nascosti, fu proprio in quel punto che sistemai un grande segnale, di cui rimangono probabilmente ancora dei resti. È sufficiente dire che da qui distinsi verso nord-ovest l’isola dell’Asinara e verso sudest la torre di San Pancrazio di Cagliari e la penisola di Sant’Elia; tra questo luogo e l’Asinara c’è una distanza che supera i 108 chilometri in linea retta, mentre la torre di San Pancrazio ne dista 120.»
(Alberto La Marmora – Voyage en Sardaigne)
La sua osservazione dal Montiferru è da considerarsi eccezionale, sopratutto per quelli che erano gli strumenti e i mezzi disponibili nel XIX secolo e fa parte di un ampio materiale che utilizzerà nei successivi scritti sulla Sardegna per descrivere l’isola in tutte le sue parti.
Curiosità: Monte Urtigu è in un toponimo errato, il nome corretto della cima sarebbe Su Mullone (“il mucchio di pietre”). Il vero Monte Urtigu (“monte di sughero”, per via delle sue rocce fratturate longitudinalmente) si trova invece a 1 km in linea d’aria, individuabile sulle cartine IGM come una cima di 1.002 m in zona S’Alonia.